“La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma.”
Jean Léon Jaurès
Negli ultimi anni, il tema dell’immigrazione risulta essere uno dei più caldi. Ogni giorno in TV, sentiamo la notizia che altri immigrati sono sbarcati in Italia.
Molte persone ormai associano a tale parola la definizione di problema, ma in realtà è giusto definirla in questo modo?
Gli immigrati sono realmente un problema, oppure siamo noi che creiamo problemi?
Quello che sono loro oggi, noi lo siamo stati secoli fa, ma spesso lo dimentichiamo e pretendiamo che tutto sia nostro: la terra, le case, le scuole, le tradizioni, ecc., ma la condivisione dovrebbe essere il sostrato dell’umanità.
Non dimentichiamo la storia passata, quando anche noi siamo fuggiti dalle nostre radici per trovare una nuova vita. Adesso, spetta a noi accogliere popolazioni che fuggono dai loro paesi per trovare un lavoro, per sfuggire alla guerra, per ricominciare a vivere.
Tutti abbiamo dei sogni nel cassetto, e nessuno ha il diritto di infrangerli! Non esiste diversità, ma semplicemente umanità, siamo tutti uguali.
Il termine fu coniato, in Germania, verso la metà del XIX secolo. L’etnopsicologia studia le relazioni esistenti tra le caratteristiche morali, mentali e culturali di diversi popoli. In particolar modo si interessa dello studio e della ricerca della lingua, della religione, della storia, della morale, dei costumi, delle tradizioni dei popoli.
L’etnopsicologia è quindi un insieme di discipline, che studiano le culture di vari popoli, per capire come intervenire su di esse attraverso nuovi dispositivi terapeutici.
In relazione ai continui mutamenti della società odierna, sempre più multietnica, l’etnopsicologia clinica, cerca di rispondere ai bisogni e alle richieste mosse dalle persone straniere, sia in relazione ai loro modelli culturali, sia in relazione all'incontro con la cultura del paese ospitante.
Una particolare attenzione viene data alle famiglie “interculturali”, in cui, il più delle volte, risuonano mondi culturali anche molto differenti.
I modelli di riferimento clinico sono 3:
L'etno-psicologia clinica interviene sul disagio provato dalle persone straniere, che si ritrovano a vivere, spesso, in un paese poco accogliente. In particolare, lo psicologo tratta:
Tutte le persone che arrivano nel nostro paese devono essere accolte, in modo da favorire la predisposizione a un rapporto di collaborazione degli immigrati con la popolazione ospite.
Giorno dopo giorno, sta sempre più crescendo il numero degli immigrati, un dato di fatto che accomuna diversi paesi europei.
Fino a pochi anni fa si sperava in una grande e pacifica società multietnica, che potesse prendere forma, senza traumi; ma oggi non è proprio così.
L’Europa non riesce a fronteggiare i continui flussi di immigrazione.
Purtroppo, quella che doveva essere una bella accoglienza, sta diventando un serio problema, che va affrontato con responsabilità e coscienza, da parte di tutti, non solo dei politici.
È importante capire che la società occidentale diventerà sempre più eterogenea.
È fondamentale ricordare i diritti umani e offrire un’accoglienza democratica. Deve nascere un mutuo rapporto di scambio culturale e legale.
Le confessioni religiose, diverse dalla cattolica, hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, a patto che non ostacolino l’ordinamento giuridico italiano (art. 8 della Costituzione Italiana).
La parola chiave è: il dialogo sociale.
Creare un clima di ostilità nei confronti di questa gente, genera solo inutile paura, disperazione, soprusi e violenza.
È necessario, dunque, ridurre la clandestinità, portando alla luce le ostilità sociali e regolamentando il loro soggiorno.
Non si possono trattare degli esseri umani come detenuti senza diritti, perché in questo modo generiamo solo tanta disperazione ed antagonismo.
Il primo passo che si deve compiere è quello di integrare questa gente, partendo dall’accettazione che non esistono diversità, ma solo tante tradizioni e culture, ognuna con proprie peculiarità, che potrebbero arricchirsi a vicenda.
Sappiamo bene che alcuni immigrati hanno causato problemi alla popolazione accogliente, ma è anche vero che non possiamo fare di tutta l’erba un fascio.
Sarebbe più saggio adottare una buona politica d’integrazione se desideriamo vivere in un futuro più roseo.
Ovviamente la strada da seguire è molto lunga e difficoltosa, ma con un po' di pazienza tutto è possibile. Basta volerlo!
Dr.ssa Luciana Del Grosso
Psicologa Psicoterapeuta a Macerata